domenica 22 maggio 2011 |
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XLIII Raduno Nazionale Arma di Cavalleria
Sono rientrato da un paio di giorni dal Raduno ed ho negli occhi ancora le immagini di Torino festante per i Cavalieri d’Italia che ha ospitato per tre giorni.
Torino, che straordinaria città!
Nell’immaginario collettivo, Torino è spesso solo un vertice del triangolo industriale, la città dell’automobile simbolo di questa civiltà, di operai sindacalizzati, di gente concreta che fa i turni in fabbrica... . Una città elegante che sfoggia il salotto buono con distaccata indifferenza.
Poi vieni a Torino per un Raduno d’Arma e scopri l’altra faccia di questa spettacolare realtà: vedi una città di in festa e pavesata di Tricolore; una città che ha rispolverato i monumenti antichi e con essi il suo orgoglio di capitale del più antico e potente Stato preunitario.
Le istituzioni locali hanno certo lavorato a lungo per preparare il 150° dell’Unità d’Italia e questo lo percepisci in ogni pietra, in ogni luce, in ogni vetrina. Dovunque gli antichi stemmi ti dicono della Casa Regnante che di questa città aveva fatto il suo centro per mille anni, e qualunque cosa ti parla di patriottismo, di eroismo, di valori che credevi travolti dalla civiltà dei consumi e dall’affannoso quotidiano.
Poi, pian pianino, man mano che giri per le varie manifestazioni che di questo raduno scandiscono i tempi, percepisci che il tanto affanno istituzionale non è solo la facciata ufficiale di un avvenimento occasionale, bensì la struttura ed il supporto di un orgoglio condiviso dai Torinesi: il villaggio della Cavalleria è frequentato fin dalle prime ore del mattino da visitatori, per lo più giovani e da famiglie al completo che si soffermano davanti ai gazebo, osservano quanto esposto, interrogano gli espositori con una sana curiosità. Sono attratti dai ragazzi in divisa di Nizza e di Piemonte che sovrintendono ai rispettivi spazi espositori e li interrogano sulla vita reggimentale, prelevano volantini, acquistano ricordini e vogliono fotografarsi con loro.
Altri s’aggirano incuriositi davanti allo stand dell’Associazione Nazionale, chiedono dei programmi, degli orari e dei luoghi dove si svolgeranno le manifestazioni e s’interessano alle pubblicazioni. La Rivista di Cavalleria esaurisce in men che non si dica tutte le copie messe a disposizione gratuita per la propaganda.
All’appuntamento con il carosello di Montebello non riesco neppure ad entrare tanta è la folla; la stessa folla di Piazza Castello: uomini e donne d’ogni età, giovani entusiasti, famiglie al completo.
Ho sfilato orgogliosamente con lo Stendardo del Tempio e con un nutrito numero di Patroni, ma l’orgoglio che montava non era quello del Priore, bensì quello dell’Italiano, del Cavaliere cui la folla - straripante lungo il percorso ed a stento trattenuta da tutori dell’ordine e dai volontari - rivolgeva l’applauso per ciò che rappresentavi: un soldato italiano, forse un po’ avanti nell’età ed anche appesantito nella figura, che meritava rispetto e gratitudine.
E quante fotografie sono state scattate: la gente d’ogni età ti s’accostava e chiedeva se poteva fotografarsi con te; uomini e donne entusiasti e fieri di ricondurre a casa un ricordo della giornata. Mi ha fatto sorridere una giovane signora: la prego facciamo una foto, la metterò vicino a quella di Padre Pio... .
Torino, così, in un momento in cui nel Paese sembra prevalere il vento della zizzania e del pessimismo, taluni alimentando anche anacronistici egoismi regionali, ci ha dato testimonianza di un’altra Italia, quella laboriosa, onesta ed orgogliosa di questa grande nostra Patria.
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