Il 26 giugno, alle ore 10:30, Nizza Cavalleria ha salutato la storica sede di Pinerolo che, per decreto ministeriale, lascia per sempre per raggiungere quella di Bellinzago Novarese.
Con la partenza di Nizza si è consumato uno strappo con la città di Pinerolo che tradizione e cuore non avrebbero mai voluto.
Al di là, tuttavia, delle parole di circostanza e di quelle dei discorsi ufficiali, si ha la sensazione che - tutto sommato - l’Amministrazione comunale non ne sia poi così addolorata: i tempi che corrono e le ideologie dominanti, infatti, penalizzano anche il caro “Vecchio Piemonte” che una volta tanto amava i suoi soldati.
Oggi una presenza sul territorio la si misura in termini di ritorni economici e, probabilmente, Pinerolo conta di guadagnarci dall’allontanamento del Reggimento, magari con il recupero di Baudenasca e di altre strutture minori.
Le passate esperienze, tuttavia, ci dicono che la città si accorgerà solo fra qualche mese che questo calcolo è sbagliato, almeno per il commercio minuto (artigiani, botteghe, officine, ristorantini...). E se mai recupero di strutture ci sarà, l'affare non avrà certo sui comuni cittadini.
A Pinerolo, a ricordare la Cavalleria, rimane il Museo, si spera ancora per molti anni, ed il Maneggio, finché dura, considerato che ciclicamente qualche amministratore ben pensante avanza l’idea di farne un mercato coperto.
Dal punto di vista operativo Nizza ha tutto da guadagnare dal suo trasferimento a Bellinzago, dove spazi (e minori distrazioni) potranno favorirne l’addestramento.
Ma quanti sono i Quadri di Nizza a trasferirsi veramente nella nuova sede?
Sarà tutto da verificare, perché - come spesso succede - potrebbe accadere che a trasferirsi sia solo lo Stendardo ed i pochi che non possono dire di no, sicché il personale del 4° Reggimento carri che si è dissolto il 28 giugno, null’altro dovrà fare che sostituire i carri con le blindo e... le mostrine con le fiamme..., come se per appartenere ad una certa Unità, bastasse cambiare casacca ed attrezzatura.... .
L'affidabilità delle Unità militari, specie quelle di "elite", infatti, non si misura in termini quantitativi e la loro qualità deriva direttamente dallo spirito e dalle tradizioni che le sorreggono.
Chi nei palazzi romani deve conciliare costi e dottrine, troppo spesso piega queste ultime alle economie da realizzare e, nel ricomporre le caselle degli organici, dimentica che ogni Unità ha un'anima propria resa unica dalla continuità della sua storia e, come tale, non intercambiabile.