Si tiene il 1° di novembre per non interferire con le celebrazioni in Friuli, ma non serve a far si che al Tempio siano presenti le Sezioni di Cavalleria o qualcuno del personale in servizio. La giornata, pertanto, si celebra fra pochi intimi, una cinquantina tra Cavalieri e loro familiari ed alla presenza di tre soli Stendardi: quello del Tempio, della Sezione di Voghera e della Sezione di Roma scortato dal patrono Ambasciatore Alberto Falaschi.
Da Roma giunge anche il Gen. Vladimiro Alexitch e da Modena il Gen. Salvatore Vincenzo Maria Marino che accompagnano da Milano la n.d. Silvia Rivetti Barbò, nipote del Gen. Guglielmo Barbò di Casalmorano Conte di Belgioso, già comandante del Raggruppamento a cavallo in Russia nel 1942, presente al Tempio nella pietra che ricorda i decorati dell’Ordine Militare di Savoia.
Numerosi come sempre le “vecchie sciabole di Lodi”, lo zoccolo duro del Reggimento disciolto nel ’95 che rimangono fedeli al loro motto: sempre e dovunque.
Il Priore apre con la commemorazione ufficiale: egli ricostruisce per sommi capi la drammatica vicenda di Caporetto che porta la Cavalleria ad immolarsi per ritardare l’impeto delle dilaganti orde teutoniche.
Nel farlo cita le Memorie di Guerra dell’allora Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando che ricorda il sacrifico di Pozzuolo del Friuli con le seguenti parole: “... vorrei che il mio stile fosse capace di sollevarsi sino all’altezza di un’epopea omerica per dire di questi cavalleggeri d’Italia che, in una atmosfera di Apocalisse, risalgono la corrente delle centinaia di migliaia di sbandati e di profughi, vanno oltre le salde unità che ordinatamente ripiegano, vanno verso il nemico irrompente e dirompente, sereni e calmi, sicuramente votati alla morte, anzi destinati alla morte perché, solo così si sarebbe potuto compiere il prodigio di quella ritirata”.
E cita anche Sua Maestà il Re, Vittorio Emanuele III, che - rincuorato dalle prove che la Cavalleria dà su tutti i fronti della battaglia di Caporetto - nel decidere la linea del Piave, mette a tacere i suoi generali e quelli alleati a convegno a Peschiera: “Lorsignori discuteranno in seguito se ce ne sarà bisogno. Ma sulla situazione militare desidero esporre e discutere io solo”.
In chiusura il Priore conclude con l’invocazione: “Noi, qui riuniti davanti al pietoso Dio degli eserciti perché conforti nel cielo degli Eroi gli uomini di Pozzuolo del Friuli, rivolgiamo a Lui la preghiera perché ci conceda la forza di praticare le virtù proprie della Cavalleria, le stesse che consentirono a loro d’affrontare consapevolmente la morte per la salvezza di altri fratelli in armi e della Patria intera.”
Nel corso della Santa Messa di suffragio, insieme con i valorosi di Pozzuolo, vengono ricordati i fondatori del Tempio ed i Patroni andati avanti, nello spirito che lega i cavalieri di ieri, a quelli di oggi e di domani in quella continuità che si chiama Cavalleria.
La conclusiva preghiera del Cavaliere è dedicata a Nizza perché l’onnipotente Dio degli eserciti protegga i suoi dragoni nello svolgimento del loro dovere in Libano.
Dopo la cerimonia religiosa, salutati quanti hanno necessità di rientrare subito alle loro case, in particolare i rappresentanti della Sezione di Roma, che devono coprire oltre 600 chilometri per rientrare in sede, in trentacinque ci si ritrova al pranzo sociale organizzato dal Priorato, occasione questa per rinnovare i vincoli di amicizia fra i reduci dei reggimenti presenti: Piemonte, Savoia, Genova, Novara, Montebello, Monferrato, Lodi, Batterie a Cavallo, ed insieme brindare alle fortune della nostra nobile Arma.