La visita del Vescovo di Tortona è programmata da diversi mesi.
I rapporti con la Diocesi storicamente non sempre sono stati ideali: la storia più antica, quella medievale, ci riferisce di scontri e scomuniche reciproche tra Sant’Ilario, come allora si chiamava la Chiesa Rossa di Voghera ed il vescovo, per questioni di decime che la prima rifiutava al secondo. Tanto aspri da provocare l’intervento del Barbarossa e, per ben due volte, dello stesso Papa di Roma.
Negli anni '50 del secolo scorso, il Vescovo di Tortona figura tra i primi firmatari della costituzione del Tempio, ma erano i tempi di Jacopo Lauzi di Rho, il suo fondatore, il quale a favore di questa istituzione aveva saputo smuovere perfino Pio XII ed il Presidente Gronchi.
Più recentemente, all’indomani della nomina a Priore di Marziano Brignoli, il Vescovo di Tortona, sembra su sollecitazione di qualche invidioso – troppi matrimoni al Tempio – avesse emesso una direttiva che proibiva la somministrazione dei sacramenti nella Chiesa Rossa, la quale così doveva limitarsi alle funzioni che riguardavano le celebrazioni dell’Arma, o al massimo a quelle patriottiche. Interpellato in merito il Vaticano, questo si pronunziava a favore del Tempio poiché – come sta scritto nella risposta rimasta agli atti del Priorato - il Diritto Canonico non pone limitazioni alla celebrazione di matrimoni presso chiese consacrate differenti dalla parrocchia di appartenenza degli sposi.
Il Brignoli, tuttavia, per ragioni a noi sconosciute, o forse più semplicemente per quieto vivere, chiuse la chiesa e, per dieci anni, nessuno più vi ebbe accesso al Tempio se non per San Giorgio, Pozzuolo o qualche occasionale mostra, sicché i vogheresi quasi se ne dimenticarono.
L’attuale Priore, subentrato nel 2009, adottò una politica diversa: riaprì la chiesa ed insieme alle cerimonie di tipo istituzionale, tornò ad ospitare i Vogheresi che desideravano la cornice del Tempio per le loro nozze.
Sua Eccellenza, Padre Vittorio Francesco Viola, Vescovo di Tortona, giunge al Tempio accompagnato dal barnabita Padre Giovanni, il parroco sotto la cui autorità ricade il Tempio della Cavalleria. È un prelato che dimostra meno dei suoi 52 anni, alto, magro, elegante e… poco incline al sorriso, benché il suo atteggiamento non possa definirsi ostile.
La stretta di mano che ricambia al Gen. Temperino, che l’ha accolto con cordialità sui gradini del Sagrato, è sicura e naturale. All’interno del Tempio sono ad attenderlo, con la consorte del Priore, alcuni patroni, fra cui il Presidente ed il Vice Presidente della Sezione Anac di Voghera, nonché uno sparuto numero di cittadini, qui giunti appositamente per vedere da vicino il loro vescovo.
Una volta esauriti i convenevoli, il Priore inizia la presentazione della Chiesa Rossa: ne tratteggia velocemente la storia, rammenta gli uomini e le circostanze che portarono alla fondazione del Tempio, ne sottolinea il significato morale per i Cavalieri d’Italia.
L’espressione del vescovo rimane sempre la stessa: seria ed impenetrabile.
Il Priore, che i troppi anni di caserma hanno reso impermeabile ad un certo tipo di atteggiamento, per un attimo ha la sgradevole sensazione d’essere ripiombato nell’atmosfera di una delle tante ispezioni tecnico-militari che periodicamente venivano a funestare il tranquillo tran tran della vita di guarnigione.
Ma lui non è uomo da farsi smontare facilmente, sa che dalla parte sua c’è l’eccezionale lavoro svolto in questi ultimi nove anni di mandato, nonché lo stato in cui oggi la Chiesa Rossa si presenta dal punto di vista infrastrutturale, come da quello delle attività civili e religiose che ospita.
Considera, inoltre, che neanche per il Vescovo deve essere una visita facile, poiché – nel giungere al Tempio – entra in contatto con una esperienza non comune, quella di una chiesa consacrata gestita da laici e, quindi, suscettibile di sorprese non del tutto gradevoli, considerato quanto sia facile - in tutti i campi - per gli stupidi e volenterosi, investiti di questioni di cui non hanno competenza alcuna, uscire dal seminato.
Il Priore prosegue, quindi, nella sua esposizione e l’attenzione con la quale il Vescovo ne ascolta le parole fanno intuire la vivace intelligenza del Prelato, nonché la singolare capacità di sintesi che lo porta subito al nocciolo dell’argomento. Egli ascolta quanto gli viene detto con interesse, senza mai proferire una sola parola, senza mai interrompere. Così osserva da vicino la bolla di Pio XII che nomina San Giorgio Patrono dell’Arma di Cavalleria, legge i nomi dei donatori degli oggetti esposti e, per un solo istante, tradisce un moto di commozione di fronte alla dolcezza dei lineamenti della Madonna con Bambino.
Quindi il Priore lo conduce nella trincea, dietro l’abside, e qui, davanti alla pietra dedicata al Cavaliere ed al Cavallo ignoto, apre per la prima volta bocca per dire con ammirato stupore: “Non conoscevo questo perticolare sentimento!”
Tornati all’interno del Tempio, appare un po’ più rilassato; ora ha agio di osservare da vicino gli oggetti custoditi nella vetrina, fra i quali spiccano i preziosi calici donati al Tempio e le reliquie di Sant’Ilario e San Giorgio, qui venerate.
È passata oltre un’ora da suo arrivo e la visita volge al termine. Egli prende la parola per invitare alla preghiera: un’Ave Maria di fronte alla nostra Madonna ed un Eterno Riposo per i nostri Caduti…, un delicato pensiero, quest’ultimo, particolarmente apprezzato dai Cavalieri presenti.
Nel congedarlo, il Priore gli fa dono del Calendario 2018 stampato dalla Presidenza Nazionale ANAC. L’alto prelato lo sfoglia e commenta: “… questo, più che un calendario, mi sembra un prezioso documento.”
Prima di uscire, sul libro degli ospiti scrive: “Con vive congratulazioni per come questo luogo sacro custodisce la viva memoria dell’Arma di cavalleria.”