Inaspettata dai metereologi, ma certamente propiziata dal Santo, una splendida giornata di luce ha accolto i Cavalieri che qui sono giunti eleganti nella loro uniforme sociale, i baveri reggimentali e gli Stendardi al vento, a testimoniare una fede assoluta, indiscussa incrollabile, mai appannata dall’inesorabile trascorrere degli anni. Riconosciamo dalle insegne le Sezioni di Torino, Novara, Vercelli, Voghera, Melegnano, Lodi, Mantova, Como, Trieste, Reggio Emilia, Modena e Roma. Ma numerosissimi sono anche i Cavalieri giunti autonomamente e che si uniscono festanti ai compagni d’arme dei gruppi organizzati; più in là, già in religioso raccoglimento, notiamo anche uno sparuto drappello di Templari nei loro mantelli rosso crociati.
Arrivano tutti a Voghera e si raccolgono davanti alla Chiesa Rossa, che giusto 56 anni orsono veniva consacrata Tempio Sacrario dell’Arma di Cavalleria e che da oltre mezzo secolo è divenuto il riferimento morale per generazioni di Cavalieri.
Alle 10 del mattino sono già un centinaio, ma saranno forse tre volte tanti nel giro di poco: si riconoscono ed informalmente si scambiano notizie sulla salute, sui figli; commentano compiaciuti l’aspetto rinnovato del millenario edificio, ancor più splendente dopo gli ultimi interventi operati sulle pietre commemorative e sull’antico portone; si raggruppano per sezioni secondo le indicazioni dello scrupoloso cerimoniere, pronti ad entrare per accostarsi all’altare davanti al quale troneggia l’ottocentesca figura del Santo nell’atto di trafiggere il drago, rappresentazione del male assoluto.
Al dischiudersi delle porte, nella penombra romanica del Tempio appena rischiarato dalle tremolanti fiammelle delle candele fumiganti alle pareti lunghe, ciascuno - nel più assoluto silenzio - si prepara ora alle celebrazioni che quest’anno sono state annunciate più solenni che mai.
Lo speaker chiama prima i Labari e le bandiere delle Associazioni d’Arma della città, quindi gli Stendardi delle Sezioni dell’Associazione Nazionale dell’Arma di Cavalleria ed infine il Medagliere luccicante dei simboli del valore, scortato dal Vice Presidente Nazionale per il Nord Italia, Maggiore Alipio Mugnaioni, giunto da Trieste. Tutti questi vessilli si schierano nell’abside in una fantasiosa coreografia di colori dove già è pronto il rosso vestito coro vogherese “Audite Nova” del Maestro Mario Giaccoboni.
Prendono poi posto le autorità: il Presidente Nazionale dell’Associazione, Gen C.A. Vladimiro Alexitch da Roma, che accompagna il Gen. C.A. Giuseppe Emilio Gay, il decano dei Cavalieri in servizio ed il Vice Sindaco di Voghera, Avv. Giuseppe Fiocchi, con la fascia tricolore in rappresentanza dell’Amministrazione comunale.
E la cerimonia ha inizio con la commovente benedizione dei nuovi Stendardi delle Sezioni di Melegnano, di Modena, di Reggio Emilia, di Roma e di Trieste. Questi avanzano solennemente dal fondo del Tempio percorrendone il centro per porsi ordinatamente di fronte all’altare: per Melegnano una madrina d’eccezione giunta appositamente da Roma, la signorina Loretta Guerra, nipote dell’eroe di cavalleria Amedeo Guillet. Lo Stendardo di Roma, invece, è portato e scortato da tre cavalieri in uniforme storica, con tanto di colbacco, sciabola e speroni.
Il coro innalza un antico canto edi il barnabita, Padre Ivano, dall’altare eleva la preghiera: “Signore Gesù Cristo, che nella Tua vita nel tempo hai voluto una Patria terrena..., assisti e proteggi tutti coloro che sotto questa bandiera compiono il servizio per l’osservanza delle leggi...”, quindi benedice i drappi tricolore, simboli di una continuità tra l’antico giuramento prestato alle armi e l’immutata fedeltà ad un ideale che si perpetua anche dopo il ritorno alle amate famiglie.
All’ordine, i porta Stendardo si uniscono agli altri vessilli, ed il Presidente - Generale Vladimiro Alexitch - volge un saluto ai convenuti che, idealmente presenti con loro, dai quattro angoli del Paese, sono oggi riuniti nel nome del Santo Patrono, la cui figura tocca rievocare al Priore, Generale Dario Temperino.
San Giorgio - ricorda - soldato, cristiano e martire: “...è la mitica allegoria che emerge dalle nebbie del tempo quale personificazione di quelle virtù umane e civili delle quali si fece testimone con il martirio.
L’Arma di Cavalleria educa da sempre i suoi soldati nel culto di tali virtù, sicché in guerra essi sapranno donare se stessi per la salvezza della Patria; in pace sono cittadini stimati per l’esemplare condotta di vita.”
Il colpo di campanella da inizio alla celebrazione del mistero dell’Eucarestia scandito dai canti gregoriani e dalla preghiera dei cavalieri d’ogni età, dai reduci sopravvissuti agli orrori della guerra mondiale e non ancora piegati dalle inesorabili leggi del tempo, ai più giovani che, seguendo il loro esempio, hanno fatto della cavalleria uno stile di vita: A Te Dio Onnipotente, Signore del cielo e della terra, Noi, Cavalieri d’Italia, soldati della secolare Arma a difesa dell’Ideale, innalziamo con umiltà la voce della Preghiera - essi recitano - Benedici i nostri Reggimenti... . Stringi nel Tuo paterno abbraccio tutti i Cavalieri che alla Patria offrirono la loro giovinezza e nella carica... immolarono la vita nel sacrificio supremo. Concedi, infine, ai Cavalieri d’Italia, al termine dell’ultima carica, il premio eterno che spetta a chi fu testimone d’amore, di giustizia, di sacrificio e di onore.
Espressioni d’altri tempi che commuovono ed ispirano elevati sentimenti di cui oggi si sente tanto bisogno.
Padre Ivano impartisce solennemente la benedizione con le reliquie del Santo e la campanella pone termine alla parte strettamente religiosa della giornata.
Torna di scena il Priore dando pubblica riconoscenza a chi si è distinto per attaccamento al Tempio. E primo fra tutti, chiama a sé il Signor Andrea Rivoira di Voghera, additandolo come: “Uomo di straordinario attaccamento alle cose della Patria e cresciuto nel culto delle tradizioni, che ha messo la sua arte di restauratore di antichità a servizio del Tempio, per il quale è intervenuto nel ripristino e restauro delle opere d’arte ivi custodite e degli arredi che ne arricchiscono la dotazione”. A lui il Presidente Alexitch dona la preziosa medaglia della fondazione del Tempio, sulla quale è incisa una dedica che dice della gratitudine dei Cavalieri d’Italia per quanto il Rivoira ha fatto a favore di questa sacra istituzione.
Quindi, una alla volta, il Priore chiama nominativamente i Patroni, coloro cioè che sostengono materialmente il Tempio, ed a loro consegna la tessera dell’anno in corso; benché questi siano sparsi in tutta Italia, i presenti alla cerimonia sono una cinquantina circa: egli sembra conoscerli uno per uno e per tutti ha una parola di ringraziamento.
E’ suonata la mezza ormai ed ora l’appuntamento si sposta a Villa Meardi dove si terrà il Pranzo di Corpo, occasione in Cavalleria per rafforzare i vincoli di amicizia e di appartenenza. Vi parteciperanno in 130 e saranno 130 i petti dai quali sgorgherà il grido “San Giorgio” nel brindisi finale scandito dagli ordini dell’antica carica che chiude tradizionalmente ogni incontro in Cavalleria.