Latinizzato in Ilarius Pietaviensis, è padre e dottore della Chiesa.
Nato a Poitiers, in Francia, intorno al 315 da famiglia agiata, ricevette una buona educazione letteraria. Convertitosi al cristianesimo intorno ai trent’anni, godendo di ottima fama nella comunità, nel 350 fu eletto vescovo della sua città.
Tenace oppositore dell’Arianesimo, tanto da meritare l’appellativo di “Atanasio dell’Occidente”, venne esiliato in Frigia (356 - 360) da Costanzo II, dove poté conoscere bene il pensiero teologico greco, che diffuse con le sue opere nel cristianesimo occidentale.
Partecipò al sinodo antiariano di Seleucia di Isauria (359), tornando dal quale fu anche a Milano dove ebbe contrasti con il vescovo ariano Assenzio. Da qui rientrò nella sua Poitiers dove riprese possesso della propria sede vescovile.
Tra le opere principali della sua vasta attività letteraria:
- il De Trinitate, in cui, contro gli ariani, sostiene la consustazionalità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo;
- il Tractatus super psalmos, opera esegetica in cui si segue con moderazione il metodo allegorico di Origene;
- il De Synodis, importante anche come fonte storica;
- il Contra Constantium imperatorem, Contra arianos vel auxentium Mediolanensem, Apologetica ( a difesa del de Synodis), di carattere storico - polemico.
Si conservano, inoltre tre inni, notevoli anche dal punto di vista letterario.
Il suo stile, pure a giudizio di San Girolamo, è contorto ed oscuro, ma efficace.
Oltre che per essersi opposto all’arianesimo, Ilario è importante per la sua dottrina cristologia, per aver diffuso in Occidente le dottrine teologiche orientali e per aver tentato di risolvere il problema del rapporto tra fede e ragione sostenendo la necessità di un equilibrato uso di entrambe, in quanto entrambe provengono da Dio.
Ebbe come discepolo ed amico San Martino e morì nella sua città di Poitiers nel 367 in fama di santità.
Proclamato dottore della Chiesa da Pio IX nel 1851 e la sua festa si celebra il 14 gennaio.
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