“... San Giorgio, l’invitto cavaliere romano, è preso a modello della Cavalleria classica che alle sue virtù s’inspira, e nessuno che non praticasse la Pietà verso Dio, il culto dell’onore, la generosità verso il suo pari, la difesa del debole, la giustizia contro la prevaricazione, poté mai dirsi cavaliere. Il mutare dei tempi non cambia la sostanza di tanta fede, sicché ancor oggi nessuno può chiamarsi Cavaliere se non pratica quelle stesse virtù; se - sfrondate le parole - non è un uomo ed un cittadino esemplare.
Davanti ad un eccezionale numero di convenuti, forse il più folto da quando l’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria ha voluto che a Voghera si tenesse la Commemorazione Nazionale del Santo Patrono, il Priore pronuncia queste parole quasi a ribadire il significato concreto di una presenza che sembra sfuggire ai più: solo chi si porta nella vita pubblica ed in quella privata in modo corretto ed impeccabile è degno d’essere chiamato cavaliere!
Egli si rivolge alle numerose delegazioni delle Sezioni giunte dal Centro e dal Nord Italia, alcune a sorpresa, come quella di Parma, altre - le fedelissime che mai hanno mancato l’appuntamento di Voghera - come Torino, Milano, Vercelli, Melegnano, Reggio Emilia, Trieste, Voghera. Tutti belli, nella divisa sociale, con i colletti dei loro Reggimenti: Montebello, Novara, Genova, Monferrato, Nizza, Piemonte, Guide... . Come da anni, i più numerosi sembrano i baveri rosso-neri di Lodi, legati al Priore da camerateschi sentimenti di stima ed amicizia, risalenti ai tempi in cui, insieme, servivano all’ombra dello stesso onusto Stendardo.
Fra i Reggimenti in vita spicca Novara, grazie alla presenza del suo Comandante Col. Francesco Tadda, mentre fra i numerosi Ufficiali in uniforme notiamo il Gen. D. Paolo Gerometta, il quale, ligio alla regola non scritta che impone il rispetto degli anziani e la deferenza verso chi s’è distinto per valore con le armi in pugno, cederà di buon grado il suo posto in prima fila al reduce di Isbuschenskij, Francesco Dirti, Medaglia d’Argento al V. M. che conta 98 primavere. Numerosi e graditissimi i giovani tenenti di cavalleria della Scuola d’Applicazione di Torino.
Fra le autorità civili, la dottoressa Sara Morrone, in rappresentanza del Commissario prefettizio di Voghera, nonché il sindaco della città d Montebello, Dott. Andrea Mariani.
Patronesse e Patroni, favoriti da una splendida giornata di sole, si aggiungono a quella che ormai è diventato uno degli appuntamenti più significativi per la nostra Associazione e per la stessa città di Voghera che, su richiesta del Priore, ha perfino sgomberato le strade adiacenti al Tempio perché i convenuti potessero agevolmente posteggiare. La Croce Rossa cittadina, poi, ha fornito un presidio medico completo di ambulanza e di personale addestrato nella malaugurata ipotesi che qualcuno potesse aver bisogno d’aiuto.
Essi trovano un Tempio tirato a lucido: cancellate riverniciate, così come il pennone della bandiera, cartellonistica nuova. Scale, sagrato, trincea, pietre votive, tutto risplende grazie all’impegno delle volontarie che hanno sacrificato intere giornate del loro tempo libero a pulire, lavare, lucidare.
All’interno una sorpresa: le 33 antiche Colonnelle, che rappresentano i 30 reggimenti della Grande Guerra, della quale celebriamo il centenario, nonché quelle dello Squadrone Sardo, della Cavalleria Coloniale e della Scuola d’Applicazione di Cavalleria. Sono giunte il pomeriggio precedente dalla Sezione di Roma, che le concede in comodato d’uso al Tempio fino al novembre del 2018 e subito esposte a corona nell’abside. Si sono inserite così bene ed il colpo d’occhio è così gradevole che, a giudizio unanime, sembrano nate per star li per sempre, in un’ostensione che dice di valore e di sacrifici offerti alla Patria.
Davanti all’altare è il gruppo ligneo di San Giorgio, scortato da due uniformi (Savoia e Novara) della Seconda Guerra Mondiale dell’Associazione “Soldati al fronte”, la cui presenza a Voghera, per la festività di San Giorgio, è particolarmente apprezzata sia per la professionalità degli associati, sia per la rigorosa attenzione ai dettagli uniformo logici, virtù non comune oggi.
Il tutto era cominciato, puntualmente alle 11:00, con il consueto saluto del Presidente Nazionale dell’ANAC, il Maggiore Alipio Mugnaioni, il quale parla di riconoscenza per quanti sono lì convenuti.
A ricordare i distanti e quanti sono impediti dall’impietosa anagrafe e dalla malattia, facendo uno strappo al rigido cerimoniale, il Priore, Gen. Dario Temperino, con la voce rotta dalla commozione, legge un biglietto consegnatogli dalla Signora Renata, consorte del 4° Priore, il Gen. Vincenzo Massimi, da quasi due anni ormai costretto in un letto: egli si scusa della sua malattia che gli impedisce d’essere presente ed invoca la benedizione del Santo su tutti i cavalieri, suoi fratelli in armi e sulle nostre famiglie.
Poi è stata la volta delle rinate Sezioni di Ferrara e Genova di presentarsi all’altare perché il sacerdote benedicesse il loro Stendardo. Ad esse si è unita la Sezione di Lodi che ha rinnovato il proprio vessillo. Anche questo passaggio, ha una sua portata che la preghiera al Dio degli Eserciti non manca di sottolineare: “Signore Gesù Cristo, che nella Tua vita nel tempo hai voluto una Patria terrena che fosse segno ed immagine della patria celeste, benedici questo vessillo, simbolo dell’Italia nostra...”
Ed ecco che siamo tornati alla Commemorazione del Priore, il quale orgogliosamente continua nella sua orazione: “... il tempio è il centro morale di quest’Arma la cui fede immortale supera la caducità dell’umana natura. (...) Invochiamo qui, pertanto, il nostro celeste Protettore perché guardi a quanti, cavalieri, s’adoperano in armi nel nome dell’Italia ai quattro angoli del mondo...; ... intercediamo anche per quei nostri compagni d’arme che sono oppressi dalle leggi dell’anagrafe e magari infermi, invochiamo, infine, la benedizione del Santo su di noi tutti qui riuniti, affinché ci aiuti in ogni momento ad essere soldati ed uomini degni di lui”.
Quindi il barnabita Padre Giuseppe celebra la Santa Messa. Alle letture il patrono Cap. Pierguido Cane.
La corale partecipazione alle preghiere, insegnateci dal nuovo testamento, è di particolare suggestione in questo manufatto antico di mille anni dalle cui pareti vigilano gli stemmi di tanta storia nostra, ma la commozione raggiunge il suo culmine all’offertorio, quando sono presentati all’altare alcuni doni destinati ad arricchire il Tempio:
- la N.D. Alda Costero, consorte del Priore, presenta un’antica conchiglia in argento vermeil da lei donata per la somministrazione del Battesimo;
- il Templare Fra’ Jorge Leandro Masanta Loyola reca due antichi candelabri offerti dai coniugi Benito e Teresa Farinella di Lomello;
- la “Vecchia sciabola di Lodi”, Daniele Notarrigo, consegna una preziosa patena in argento vermeil che reca una sorprende incisione: “In onore del Gen. Dario Temperino, Priore dal 2009, che ha restaurato, impreziosito e rilanciato questo sacro luogo a noi tutti assai caro. A memoria e riconoscenza.
I tuoi cavalleggeri di Lodi ed i simpatizzanti del Tempio.” Di tale dono si tratterà a parte.
La Preghiera del cavaliere recitata dal Capocorso di Cavalleria della Scuola d’Applicazione e la benedizione impartita con le reliquie del Santo pongono termine alla funzione religiosa.
Prima della consegna delle tessere ai Patroni presenti, all’ambasciatore Roberto Falaschi, Patrono sostenitore, è delegato il compito di illustrare il significato delle Colonnelle al Tempio.
La pubblica distribuzione della tessera, voluta da questo Priore, pur nella sua informalità, è un momento che stimola l’emulazione, gratifica quanti hanno sentito di dover sostenere il Tempio nelle sue necessità materiali e consente al Priorato di fare la conoscenza con quei Patroni che giungono dalle regioni più lontane. Così, quest’anno il Priore ha l’occasione di riabbracciare colleghi e compagni d’armi che non vedeva da parecchi lustri, poiché quella del Tempio è un’istituzione dal richiamo morale irresistibile. Forse sull’esempio di altri credo, ogni cavaliere dovrebbe sentire come un comandamento il recarsi, almeno una volta nella vita, in pellegrinaggio al Tempio simbolo e depositario dei valori della propria Arma.
Al pranzo sociale che segue prendono parte 111 fra Patroni, cavalieri e simpatizzanti e numerose sono le signore che ingentiliscono l’ambiente con la loro eleganza.
I più lontani forse i Generali Carlo Emanuele Impavido e Valerio Blais, con le rispettive consorti, nonché il Vice Presidente Nazionale, Gen. Gaetano Cigna. Ma meritano un cenno in tal senso anche i due Consiglieri Nazionali Franco Tamburini e Luciano Vagnetti, gli amici di Trieste, quelli del Veneto, dell’Emilia Romagna, del Piemonte, della Liguria e della Lombardia. Numerosissimi i Cavalleggeri di Lodi e la Sezione di Lodi, così come quella di Milano e di Melegnano. Sono presenti anche gli amici di Voghera e le volontarie del Tempio.
Ad un certo punto la Sezione di Reggio Emilia chiede un minuto di attenzione ed il suo Presidente, 1° Cap. Gianmarco Manganelli, porge al Presidente Nazionale, al Priore e ad alla stupita sua figliuola, Stefania, dei piccoli doni ricordo della giornata. E’ un pensiero delicato, soprattutto quello indirizzato alla ragazza, la quale da otto anni coadiuva il Priore nei modi più disparati, dai servizi fotografici, come quello di questa giornata, alla consulenza legale nella stesura del contratto di comodato gratuito richiesto dalla Sezione di Roma per le colonnelle.
Il tradizionale brindisi di Cavalleria, con la carica comandata dal patrono, Cap. David Corucci, del 132° Reggimento Carri, pone termine ad una giornata significativa nella quale si è testimoniata la Pietà verso Dio e l’Amor di Patria, s’è rinnovato il giuramento di fedeltà alle Istituzioni dello Stato e si sono ritrovati insieme uomini che della fede nell’Arma nobile hanno fatto la loro regola di vita.