Sabato, 14 agosto, è rientrato al Tempio l’antico Crocifisso dopo un lungo restauro che l’ha restituito all’originale splendore.
Questo Crocifisso di grandi dimensioni, che dalla volta incombe sull’altare, era stato trovato da Mons. Ferruccio Repanai, cappellano del Tempio, nel 1957, il quale l’aveva donato il 27 ottobre di quello stesso anno, ricorrendo il 25° della sua ordinazione sacerdotale.
Forse all’epoca non ci si era resi conto esattamente del valore del manufatto ed era stato sottoposto ad un semplice trattamento di consolidamento e di conservazione, consistente quest’ultimo in una mera riverniciatura di colore bianco con la quale è arrivato fino ai giorni nostri.
Consegnato lo scorso giugno al restauratore Andrea Rivoira di Voghera, il Crocifisso è stato dapprima sottoposto ad un lungo intervento di starlatura, quindi s’è cominciato col bisturi a rimuovere la vernice bianca che lo ricopriva, per arrivare fino allo strato originale.
Così facendo, s’è scoperto il colore che originariamente era il suo, con tutta una dovizia di particolari costruttivi che ne hanno denunciato, insieme con gli altri elementi caratteristici, la datazione.
Si tratta, infatti, di una scultura lignea tardo medievale, al massimo dell’inizio del quattrocento, verosimilmente opera di artisti del territorio collinare vogherese. Non ci è dato di sapere, fino al ritrovamento di Mons. Repanai, attraverso quali vicissitudini tale opera sia arrivata fino a noi, ma osservata da vicino è plausibile supporre che per lunghi anni sia stata accantonata in qualche deposito dove, tuttavia, aveva subito l’ingiuria del tempo e dell’abbandono.
Svelato dal bisturi, l’incarnato originale del Cristo è di colore bruno; i capelli e la barba d’un castano scuro; la corona di spine con tracce di verde; la fronte, le mani, il costato, le braccia ed i piedi tracciati di sangue; le labbra di un rosso esangue, i denti bianchi insanguinati, la lingua rossa. La mano destra è stata ricostruita negli anni cinquanta del secolo scorso, il braccio sinistro presentava delle spaccature con dei riporti in legno.
Il delicato intervento di restauro, è consistito nel consolidamento delle parti incollate, nella stuccatura delle spaccature delle braccia e dei maggiori danni su tutto il corpo, nella ripresa del fondino di colore originale, nel ritocco dei colori ad acquerello, ripristinandone in maniera non invasiva primitivo aspetto.
E’ stata, inoltre, rimossa l’aureola in ferro, non essendo questa compatibile con la datazione del Cristo.
Anche la Croce, non è coeva del Cristo, bensì databile al tardo cinquecento: questa aveva già subito un intervento di consolidamento con l’aggiunta laterale di due piastre in ferro. Starlata e ristuccata, ulteriormente consolidata, ne è stato ripreso il colore originale e ritoccati ad acquerello i motivi decorativi che si intravedevano sui terminali dei quattro assi.
Maggiori e più precisi dettagli su tutto l’intervento saranno pubblicati non appena giungerà la scheda tecnica del restauratore.
Tutto il costoso, quanto delicato restauro è stato eseguito dal perito antiquario Andrea Rivoira, titolare a Voghera del prestigioso negozio di antiquariato Res Antiqua, sito in via Plana n. 81.
Il sig. Rivoira, che era già intervenuto sulle opere d’arte custodite presso il Tempio Sacrario della Cavalleria italiana, restaurando gratuitamente la settecentesca Madonna con Bambino, anche in questa occasione ha rifiutato il pagamento, offrendo il restauro in memoria di Sua Maestà la Regina Maria Josè, al cui ricordo è particolarmente legato.
In segno di riconoscenza, il Priore del Tempio, lo ha nominato Patrono Benemerito.