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Cavalleggeri di Sardegna

 
 
Cavalleggeri di Sardegna
 

Costituzione: 1914

Motto: Solu in sa morte zedere

Decorazioni: 1 Ag. V. M.

Stato: Sciolto nel 1919

Festa di Corpo: Fieri, 7 luglio 1918
 


Alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia in Sardegna con il concorso dei Reggimenti Lodi, Foggia e Umberto I, nel dicembre del 1914, nasce il Gruppo Squadroni di Nuova Formazione, ordinato su due squadroni montati: il 19° ed il 20°. Ma già nell’ottobre dell’anno seguente, una circolare ministeriale ne ordinava lo scioglimento.
Ad impedire la completa smobilitazione del Gruppo intervenne personalmente S.A.R. il Conte di Torino, Ispettore generale dell'Arma di Cavalleria, che sortiva l’effetto di dar nuova vita al 19°, già ridotto ai soli quadri. Questo assunse la denominazione di 19° Squadrone Sardo – Nuova Formazione (N.F.) proprio perché costituito quasi interamente da cavalleggeri sardi.

Nel maggio del 1916 lo Squadrone Sardo veniva aggregato al Reggimento Cavalleggeri di Lodi in Albania e con questi condividerà l’eroico destino fino al 27 giugno di quel 1918 quando entra a far parte della costituenda Colonna di Cavalleria con quattro squadroni di “Catania” e due di “Palermo”.

La colonna opera nella zona di Vojussa - Semeni.
Il 7 luglio in testa alla colonna della quale costituisce l’avanguardia, irrompe sul campo d’aviazione austriaco di Fieri catturando sei apparecchi, numerosi prigionieri e molto materiale. Lo stesso giorno, con due sezioni di mitraglieri di “Catania” contiene il nemico per dodici ore sul fronte di Metali.
Il Bollettino di Guerra dell’ 9 luglio ricorderà: “La Cavalleria passando tra le pendici occidentali della MalaKastra ed il mare, piombava arditamente sul tergo ed interrompeva a Metali i ponti sul Semeni. Fieri cadeva nelle nostre mani.
Due giorni dopo, sempre in avanguardia, si imbatte nel fuoco di mitragliatrici nemiche poste a difesa di un ponte di barche e, messele a tacere, procede alla distruzione dello stesso.
Nel prosieguo del movimento verso il torrente Kuci, piomba in una compagnia austro - ungarica in ripiegamento e la cattura.
Raggiunta la retroguardia nemica la scompagina, riuscendo a catturare duecento uomini ed una grande quantità di materiale bellico perfettamente efficiente, fra cui sei mitragliatrici e due cannoni completi del munizionamento. Il ponte sul Kuci è fatto saltare.
Il 12 luglio, avendo attraversato il Semeni insieme ad altri due squadroni, è costretto a ripiegare per la violenta reazione nemica.
Dal 21 al 24 gli Austriaci lanciano violente offensive su Kuci; lo squadrone si batte a cavallo ed a piedi perdendo il suo Comandante, il capitano Giovanni Battista Menina durante uno dei tanti contrattacchi alla baionetta.
La Colonna di cavalleria in questi ultimi episodi ha subito gravissime perdite e viene ritirata su posizioni più arretrate.
Finalmente da Berat giunge la Fanteria e, tra il 25 ed il 30 luglio, si passa al contrattacco.
Gli squadroni sono ormai ridotti a circa 40 uomini ciascuno duramente provati da stanchezza, malaria e privazioni di ogni sorta.
Ciò nonostante con l’ausilio di uno squadrone di “Catania” appena sbarcato, la Colonna produce l’ultimo sforzo caricando a più riprese un battaglione austriaco che travolge e disperde ed il 5 cattura un’intera compagnia.
Fra il 5 ed il 7 agosto, prima di essere ritirata dalla linea del fuoco per le gravi perdite subite, la Colonna di Cavalleria cattura due intere compagnie ed un’ingente quantità di armi, meritando un’altra citazione sul Bollettino di Guerra del 7 agosto: “Sul semeni la nostra Cavalleria in ricognizione, avvistata una colonna nemica, l’attaccò brillantemente e la disperse. L’avversario lasciò molti caduti sul terreno ed ebbe catturati 72 uomini e 5 mitragliatrici.”

Per gli episodi sopra narrati lo squadrone "Sardo", che ha subito ingenti perdite, è decorato, - fatto unico per un’unità a questi livelli - di Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “i Cavalleggeri dello squadrone ‘Sardo’, avanguardia di un’ardita colonna di cavalleria, travolgevano impetuosamente l’accanita resistenza nemica, seminando ovunque lo scompiglio ed il terrore.
In un mese di asprissima lotta, infaticabilmente cercavano e caricavano l’avversario, spezzandone audacemente la superiorità del numero e le ostinate difese.
Con le superbe loro gesta, l’incrollabile disciplina, l’abnegazione e l’ardimento, si congiungevano nella gloria alle più fiere tradizioni, antiche e recenti, dell’intrepida gente di Sardegna.


Le perdite subite dallo squadrone sono di tre ufficiali, tra cui lo stesso Comandante e 27 Cavalleggeri morti o dispersi, oltre ad un numero rilevante di uomini messi fuori combattimento dalla malaria. Mancano all’appello, altresì, 38 cavalli mentre 23 di essi riportano ferite varie.
Ma il migliore riconoscimento delle proprie capacità i Cavalleggeri dello Squadrone Sardo lo ricevevano dagli altri soldati con cui dividevano pericoli e scontri. Una chiara dimostrazione si ebbe quando, in seguito ad un ordine di spostamento e davanti ad un passaggio obbligato, lo Squadrone doveva attraversare tutta la Colonna di Cavalleria. Improvvisamente da tutta la truppa della Colonna stessa, spontaneo si levò un grido ed un applauso "Viva i Cavalleggeri di Sardegna!", che si ripeté, forte ed entusiasta, per tutta la lunghezza dello schieramento.
Gli stessi austro-ungarici, nei loro rapporti militari, ne parlavano come del reparto “temibilissimo” della Cavalleria avversaria in Albania.
Al termine della vittoriosa prima guerra mondiale lo Squadrone Sardo veniva sciolto, ma negli anni trenta del secolo scorso venivano ricostituiti i Cavalleggeri di Sardegna come Gruppo squadroni autonomo di stanza nell’Isola, su due squadroni montati.
 



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